Segnalamento marittimo – generalità

Il segnalamento marittimo è un insieme di strutture, dispositivi fissi e galleggianti, di simboli cartografici e relative norme, necessario a condurre una navigazione o un pilotaggio in sicurezza.
Nella lingua inglese è seamarks dove mark è segno, simbolo.

Gli elementi fisici di segnalamento, noti con l’acronimo AtoN ( Aids to Navigation) possono appartenere a uno o più dei seguenti gruppi:
segnali ottici:
faro (ing. lighthouse – fr. phare), il più antico ausilio alla navigazione costiera, è caratterizzato da una luce visibile ad almeno 10 miglia nautiche (reso possibile per l’altezza e la potenza della sorgente luminosa). Aiuto nell’atterraggio notturno, è punto cospicuo nella navigazione diurna. Con i progressi tecnologici molti fari hanno perso l’importanza che avevano fino alla fine del ‘900, ma rimangono utili ausili alla navigazione.
fanali, (ing. light -fr. feu) rappresentano una famiglia di dispositivi luminosi la cui luce è visibile a distanze inferiori alle 10 miglia (in realtà vi sono casi di fanali con portate anche uguali o superiori, ma la cui struttura o funzione non le identifica come fari), costituita da elementi fissi o galleggianti il cui scopo è segnalare le testate dei moli (il tipico fanale riportato nelle carte), l’imboccatura dei porti e dei canali, i pericoli e i limiti di navigazione, ecc. A tale definizione generica si affianca quella specifica per cui un fanale è un dispositivo luminoso usato per indicare le opere portuali, eretti sulle testate dei moli, rossi e verdi ovvero i dispositivi luminosi delle navi (fanali di navigazione).
I dispositivi appartenenti alla famiglia dei fanali sono:
boe, galleggianti tondeggianti ancorati al fondo (il termine deriverebbe dall’antico fr. boie, catena, l’elemento che ne consente l’ancoraggio). Essa compare per la prima volta in un documento scritto alla fine del ‘200 (Lo Compasso de Navigare -1296 di autore ignoto, il primo portolano ad oggi conosciuto), come ausilio alle navi che in fase di atterraggio a Siviglia, in Spagna, dovevano entrare nel fiume Guadalquivir. Già con il nuovo secolo gli Olandesi impiegavano boe colorate, costituite da barili vuoti e sigillati ancorati sul fondo, per facilitare il transito delle imbarcazioni lungo le acque interne. Le boe di minore dimensione, spesso a carattere provvisorio, stagionale, prendono il nome di gavitelli. I primi fanali luminosi compaiono agli inizi degli anni ’80 del XIX secolo per moli e segnalazione su acque interne.
mede, costruzioni di forma allungata, in genere di metallo, fissate su bassofondo, posizionate in corrispondenza di punti pericolosi alla navigazione, quali scogli affioranti o secche. A coppia sulla costa, la meda trova impiego come allineamento per passare in sicurezza tra pericoli o come base misurata. Un particolare tipo è la meda elastica, comparsa negli anni 70 del secolo scorso, capace di oscillare elasticamente se colpita da una unità galleggiante
dromi, segnali naturali (cime, monti) o piccole costruzioni in muratura di segnalamento diurno di colore bianco di varia forma ovvero pali piantati in acque ristrette, come le briccole della laguna veneta. Esistono anche dromi forniti di luce
battello fanale
, noto anche come nave faro (lightvessel o lightship) è una nave con funzione di faro, la prima delle quali fu l’inglese Nore ormeggiata nel 1731 alla foce del Tamigi. Attualmente sono pochissime le unità ancora in attività nel mondo sostituite da grandi boe, tecnologicamente avanzate e meno costose nella loro gestione e manutenzione.

Nella terminologia anglosassone si impiegano solo due termini distintivi: buoy per i dispositivi galleggianti e beacon per le mede e i dromi, quest’ultimi indicati come day beacon a sottolineare l’uso diurno.

segnali acustici, accompagnano o sostituiscono i segnali ottici nelle aree soggette a fenomeni naturali a visibilità ridotta. Storicamente nati prima di quelli luminosi per segnalare la loro presenza di notte (per altre informazioni ved. modulo didattico sui segnali acustici )
segnali radioelettrici, classe del segnalamento comprendente:
radiofari marittimi, il primo fu installato sul faro Le Stiff (isola di Ouessant nel Finistère) nel 1911 creato dal fisico e ingegnere francese André Blondel (1863-1938). Subito dopo fu installato un altro faro sull’isola de Sein di aiuto alle navi dirette a Brest. In ingl. e più in generale nei documenti e comunicazioni internazionali, sono noti come radiobeacon. I radiofari, la cui idea originaria si fa risalire a Marconi negli anni ’20 del secolo scorso, emettono su una determinata frequenza un segnale identificativo radio omnidirezionale (detti pertanto NDB – Not Directional Beacon) in codice Morse la cui direzione può essere rilevata tramite un apparato radiogoniometrico (una tecnologia ormai superata). Attualmente sono pochissimi i radiofari marittimi in funzione (alcuni sono stati convertiti in trasmettitori di telemetria per GPS differenziale) – completamente assenti in Italia – un maggior numero esistente è quello dei radiofari aeronautici
segnali radar, (radar beacon) includono:
Ramark (RAdar MARKer), dispositivo in grado di trasmettere un segnale in codice Morse in maniera continuata o intermittente (in quest’ultimo caso è meno invasivo sul PPI) fornendo il solo rilevamento. Si tratta del primo segnale radar comparso agli inizi degli anni ’50 del XX sec. in USA e UK poi superato dai risponditori radar attivi.
risponditori radar, noti come Racon (RAdar-beaCON), sono dispositivi operanti in banda X (9300-9500 MHz) o in banda S (2900-3100 MHz) o entrambe, in grado di emettere un segnale caratteristico quando viene investito dal fascio radar di una nave. Il segnale, essendo in genere della stessa frequenza del radar di attivazione, si sovrappone al display radar della nave (PPI – Plain Position Indicator) fornendo così rilevamento, portata e identificativo della sorgente.
Oltre a tale risponditore attivo esistono altri di tipo passivo, forniti di elementi metallici costituiti da tre superfici piane tra loro perpendicolari che fungono da riflettore (corner reflector) del segnale radar emesso dall’unità navale (boe radarabili)