Goletta

La goletta tradizionale ebbe origine nella prima metà del ‘700 sulle coste atlantiche del Nord America, all’epoca colonie inglesi, simile agli sloop olandesi di fine ‘600, ma dalle linee più fini, una qualità che favoriva la velocità, utile per raggiungere rapidamente la nave come pilotine, per consegnare prima il pescato, per il contrabbando, mentre l’attrezzatura velica permetteva equipaggi ridotti. Nelle lingue anglosassoni il suo nome è schooner la cui etimologia probabilmente deriverebbe da un’antica parola scozzese scoon, rimbalzare. Nel francese tale tipo di veliero è detto goelette, da cui il termine italiano, originato dal bretone gwelan, gabbiano.
Principale caratteristica della goletta è la sua tipica attrezzatura a due alberi con vela aurica (gaff rigged in ingl.) con l’albero maestro posto a poppa più alto dell’albero di trinchetto (una differenza non sempre evidente). Un bompresso permetteva di armare tre e in qualche caso anche quattro fiocchi e non era rara la presenza di vele di strallo.

Inizialmente gli alberi erano fortemente inclinati verso poppa, poi con il crescere delle dimensioni l’inclinazione fu ridotta e vennero aggiunte una o due vele quadre nella parte superiore degli alberi, un’attrezzatura che in italiano prende la dizione di goletta a gabbiola (in ingl. topsail schooner), un termine risalente al tempo delle galee assegnato a una piccola vela quadra alzata all’antenna di trinchetto nelle andature in poppa, nota anche come uccellina.

Spesso il pennone della vela quadra più alta era privo di trozza, sostenuto dalla sola drizza, che così poteva essere ammainato fin sul ponte insieme alla vela e al relativo guarnimento. In tal modo la vela veniva spiegata più facilmente e rapidamente evitando di mandare a riva l’equipaggio.

Verso la fine del ‘700 la goletta fece la sua comparsa nel Mediterraneo, forse per la presenza costante e diffusa della flotta inglese in tutto il bacino. Nella marineria italiana non era raro impiegare indistintamente i termini goletta, schooner o scuna quest’ultimo termine di origine genovese. Sia la flotta militare sarda sia quella borbonica erano dotate di qualche unità di piccole dimensioni, intorno ai 20 metri al galleggiamento, impiegate come servizio postale, piccole unità militari ed anche diporto. Rare furono le golette di maggiori dimensioni, le poche esistenti erano armate di un terzo albero, un tipo di armamento noto come goletta a palo, quest’ultimo termine indicativo dell’albero di mezzana.
Tale soluzione evitava così di armare rande auriche di dimensioni eccessive per facilitare le manovre delle vele e per non alzare troppo il centro velico complessivo con influenza negativa sulla stabilità dello scafo.

Negli anni 20 e 30 del ‘900 comparvero le prime golette, tipicamente da diporto, con randa Marconi, senza bompresso e con due fiocchi.

Note sulle immagini: Rondinella, goletta a gabbiola sarda varata nel 1842 venne impegnata nel servizio postale da Genova alla Sardegna
Fram, goletta a palo a gabbiola, dallo scafo tozzo per resistere alle pressioni dei ghiacci polari (la prima importante spedizione fu dal 1893 al 1896)
Tara, goletta adibita a ricerche scientifiche ambientali, anch’essa progettata per navigare oltre i circoli polari