Particolari di un albero

La costruzione degli alberi era un’attività impegnativa per il livello tecnologico dell’epoca. Con l’impiego di semplici attrezzi manuali gli alberi erano costruiti assemblando attorno ad un’anima, la miccia, più elementi e serrando il tutto con trinche in cavo che solo con il ‘700 furono sostituite da cerchi in ferro. Si trattava di un’attività molto elaborata che si semplificherà una prima volta all’inizio dell’800 con l’introduzione delle prime macchine utensile ed una seconda volta con l’inizio del ‘900 quando gli alberi saranno costruiti in ferro.

La tavola riporta i disegni dei tre tronchi di un albero maestro in cui sono indicati i nomi delle parti costituenti:
L’estremità inferiore dell’albero maggiore è dotata di un maschio a sezione quadra che si incastra nella scassa posta sul paramezzale. Segue la parte del tronco sottocoperta di forma tonda o prismatica. La parte appena sopra il ponte è nota come piede dell’albero. Proseguendo si raggiunge una parte caratterizzata da un rigonfiamento detto noce, a cui si collegano lateralmente le maschette e la struttura della coffa mentre nella parte superiore la presenza di un risalto circolare permette l’incappellaggio delle sartie. La porzione dell’albero compresa tra la noce e la sua estremità superiore è detta colombiere a sezione quadra ad angoli smussati, forma adatta per incastrarsi nella struttura delle barre della coffa. Una tavola sagomata veniva posta sul lato di prua degli alberi proteggendo così gli stessi e i pennoni mobili dallo sfregamento. Tale elemento prendeva il nome di lapazza, un termine che si riferiva anche ad elementi di legno impiegati per rinforzare un albero in presenza di fessure. Le lapazze, che così coprivano i cerchi di ferro, erano tenute in posizione da trinche in cavo certamente meno dannose del metallo.

L’estremità inferiore dell’albero di gabbia è anch’essa dotata di maschio a sezione quadrata per potersi incastrare tra le barre costiere mentre un apposito sistema consente di sostenere l’albero. Diversi sono stati i sistemi impiegati, il più semplice era costituito da una coppia di cunei in metallo, detta chiave, che inserita in un foro dell’albero, prossimo alla sua estremità inferiore, poggiava con le sue estremità sporgenti sulle barre costiere. Il tronco di gabbia è collegato al tronco maggiore per mezzo della testa di moro; la porzione di albero compresa tra il piede dell’albero posto tra le barre costiere e la testa di moro è detta rabazza. Nella rabazza è presente una cavatoia con puleggia dove passa il cavobuono per ghindare l’albero. Anche questo albero è dotato superiormente di noce sul cui dente superiore poggiano impernate le barre costiere della crocetta (si noti che mancano le maschette). Anche in questo caso l’albero termina con il colombiere e il maschio quadro per l’incastro nella testa di moro.

Il tronco successivo è l’alberetto per il quale, analogamente al sottostante elemento, si riconoscono il maschio, la rabazza con il foro della chiave, la cavatoia con puleggia per il cavobuono, la noce con il dente circolare per l’incappellaggio delle manovre.
L’alberetto era in genere di un solo tronco ovvero per navi dalla grande velatura in due tronchi, uniti tramite crocetta e testa di moro. Per altre notizie si rimanda all’estratto sugli alberi del testo di Grenet Arte Navale della nostra raccolta testi

I disegni della tavola introduttiva dell’articolo sono tratti dal testo The Elements of Rigging and Seamanship, pubblicato nel 1794, di David Steel, un editore inglese di fine ‘700, inizio ‘800, interessato soprattutto di strategia navale e tecniche di costruzione navale.

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