Nel 1610 Galilei scoprì che intorno a Giove ruotano quattro lune che presentano i tipici fenomeni dei satelliti.
Dopo successive osservazioni ebbe chiara la possibilità di utilizzare quei fenomeni per calcolare la longitudine in mare aperto in sostituzione delle rare eclissi di Luna, un metodo risalente a Ipparco applicabile solo sulla terraferma.
L’esigenza di determinare la longitudine a bordo di una nave era la diretta conseguenza dell’intensa crescita delle navigazioni oceaniche, un’esigenza di tali proporzioni da aver spinto diverse nazioni ad offrire cospicui compensi a chi avesse fornito un metodo praticabile ed efficace per la sua determinazione in mare aperto.
Galilei intraprese lunghe trattative prima con gli spagnoli e poi con gli olandesi, ma l’impraticabilità del metodo a bordo di una nave in movimento, per cui lo scienziato pisano ideò un particolare elmetto dotato di cannocchiale, il celatone, che comunque si rilevò inadatto, non trovò applicazione in mare. Il metodo comunque fu applicato per molti anni dalla morte di Galilei nel 1642 per il miglioramento della cartografia, un passo importante e necessario all’introduzione del cronometro marino alla metà del ‘700.
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