Boe meteorologiche

Per poter svolgere le analisi previsionali e fornire gli avvisi e le allerte meteo le stazioni meteorologiche di tutto il mondo ricevono anche dati inerenti gli ambienti marini inviati da svariati dispositivi situati in mare tra cui quelli appartenenti ad una rete nota come ODAS (Ocean Data Acquisition Systems), capaci di raccogliere, conservare o trasmettere campioni o dati relativi all’ambiente marino e alla bassa atmosfera. Si tratta di boe, navi faro, piattaforme offshore, ad esclusione delle navi.
Le boe meteorologiche sono di due tipi, quelle fisse, ormeggiate sul fondo del mare (moored buoy), anche a grandi profondità e quelle mobili (drifting buoy) per azione delle correnti.

La prima vera applicazione di boe meteorologiche si ebbe nel corso della Seconda Guerra Mondiale quando la Germania nazista posizionò un certo numero di boe di rilevamento di pochi parametri meteo (temperatura, pressione e umidità) nel Nord Atlantico e nel Mare di Barents su fondali di circa 1800 m. Tali boe, di circa 10 m di altezza, di cui la maggior parte sommersa, venivano messe in opera dagli U-boot e trasmettevano in codice i dati rilevati 4 volte al giorno a mezzo radio fornita di antenna. L’alimentazione era assicurata da batterie a secco ad alta tensione con un’autonomia di 8-10 settimane, al termine delle quali la boa si autodistruggeva.

Negli anni 50 del ‘900, Stati Uniti e Canada misero in mare alcune boe meteorologiche come alternativa alle costose navi meteorologiche.
Furono così prodotte le boe automatizzate NOMAD (Navy Oceanographic Meteorological Automatic Device) impiegate, in condizioni marine estreme, per il monitoraggio dei parametri meteorologici, oceanografici e della qualità dell’acqua. Costituite da uno scafo in alluminio lungo 6 metri, dalla forma simile a quella di una barca, sono ancorate su fondali anche di oltre 3000 metri. Attualmente sono attive per USA e Canada circa 20 unità.

Numerose sono le boe fisse meteorologiche offshore ODAS attive in tutte le acque del mondo capaci in automatico di raccogliere e trasmettere dati meteorologici, scientifici e oceanografici in tempo reale. Questi dati vengono trasmessi a terra tramite satelliti geostazionari o in orbita polare, mentre alcune boe più prossime alle coste inviano i dati tramite collegamenti HF o UHF.
Le boe fisse ODAS (almeno quelle situate in acque internazionali) sono regolamentate dall’ente internazionale IALA sul segnalamento marittimo in quanto corpi galleggianti che vanno identificati da chi va per mare.
Sono di colore giallo, contrassegnati dalla scritta “ODAS” con un numero identificativo assegnato dal World Meteorological Organization (WMO) e dotate di un segnale luminoso a luce gialla di cinque lampi ogni 20 secondi: Fl (5) 20s

Alle boe fisse, a partire aalla fine degli anni ‘70 del secolo scorso sono entrate in funzione nuovi tipi di boe meteorologiche, trascinate dalle correnti oceaniche, note come drifting buoy, boe alla deriva a cui appartengono, a partire dal 2000, particolari boe mobili note come Argo float, dal nome del programma internazionale di monitoraggio delle acque dei mari e degli oceani. Si tratta di boe (attualmente sono operative circa 4000 unità) ad alta tecnologia capaci di immergersi a diverse profondità per rilevare dati significativi delle acque. Per approfondimenti segnaliamo il link del Programma Argo

Per dare un’idea della vasta popolazione delle boe mobili si rimanda al link sulla Mappa dei dati marini della Comunità europea

Anche nelle acque italiane si trovano alcune boe ODAS segnalate negli Avvisi per Elenco fari. In particolare è attiva una boa ODAS gestita dal CNR, indicata con la sigla Italia 1, posizionata nel Mar Ligure un’area particolarmente attiva nella circolazione e nel clima della regione mediterranea. La boa è dotata di ormeggio elastico che le consente di muoversi entro un raggio di 2 Km

Anche in questo caso si rimanda al link del CNR per ulterior informazioni.


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