Lo stretto di Bab el-Mandeb collega il Mar Rosso col Golfo di Aden e con l’Oceano Indiano. Ha un’ampiezza minima, tra il Corno d’Africa e la costa occidentale dello Yemen, di 20 miglia con l’isoletta vulcanica di Perim, sotto sovranità yemenita, a circa 2 miglia dalla costa, che lo divide in due parti ineguali, di cui quella occidentale rappresenta l’effettivo canale di passaggio fra i due mari, con fondali che superano di poco i 300 m. Il nome arabo dello stretto significa “la porta delle lacrime” (in ingl. Gate of Tears), così chiamato per i pericoli che un tempo erano presenti nella sua navigazione.
Per lo stretto, sul quale vige uno schema di separazione del traffico: Traffic Separation Scheme -TSS, ogni giorno passano oltre 60 navi commerciali di cui un buon numero di petroliere che transitano da e per il Golfo Persico collegando l’Europa e il Nord America attraverso il Canale di Suez.
La regione è nota come una delle più instabili del Globo a causa del conflitto nello Yemen che ha causato una crisi umanitaria di proporzioni drammatiche, delle tensioni tra Eritrea ed Etiopia e dall’eterna guerra civile in Somalia che ha dato vita a un fenomeno di pirateria lungo le coste del Corno d’Africa, a nord fino all’Oman e a sud lungo la costa orientale dell’Africa fino in Tanzania.
Si comprende pertanto l’importanza strategica dello stretto; un eventuale blocco costringerebbe le navi a circumnavigare l’intero continente africano, aumentando in maniera marcata i prezzi delle merci e i tempi di consegna, oltre al rischio di abbordaggio da parte dei pirati.